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Come riciclare la plastica nelle aziende. Quello che c’è da sapere sul riciclo della plastica e le azioni da realizzare per ottimizzare i risultati.

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Indice

 

Premessa

La plastica in sé non rappresenterebbe un problema ambientale vasto com’è oggi se alla base vi fosse una sua gestione efficiente basata su raccolta differenziata ed effettivo riciclo. La plastica in quanto detentrice di ottime caratteristiche come leggerezza e infrangibilità viene preferita ad altri materiali nel packaging alimentare e non. Risulta perciò difficile rinunciare alle comodità offerte da questo materiale.

Essere Plastic-free, quindi prevenire l’acquisto di plastica monouso, è la scelta ottimale da fare per eliminare i rifiuti. Ma coerentemente con l’approccio 4R, qualora questa non fosse una scelta praticabile, il passo successivo è riciclare.

Partendo da questi presupposti è bene saperne di più per riciclare la plastica nelle aziende.

Leggi anche Cosa significa davvero essere Plastic-free?

 

Quanta plastica viene prodotta?

Uno studio effettuato dalla Ellen MacArthur Foundation afferma che la produzione di plastica per imballaggi, che oggi usufruisce del solo 5% del petrolio estratto annualmente, ne utilizzerà il 20% entro il 2050. La produzione di plastica è passata da 2 milioni di tonnellate prodotti mediamente negli anni cinquanta ai 380 milioni del 2015 e non accenna a calare.

In questo scenario si aggiunge la pessima gestione che nonostante la domanda crescente vede a livello globale solo il 9% di plastica riciclata effettivamente, il 40% finire tra inceneritori o discariche e ben un terzo disperso negli ecosistemi.

 

Non tutta la plastica si può riciclare

Fino ad oggi raccolta differenziata e riciclo sono stati usati come sinonimo e ci si è abituati, una volta gettato l’oggetto nel bidone a non farsi troppe domande. La plastica non è tutta uguale e solo una parte è riciclabile. Sotto il cappello di “plastica” vengono compresi una varietà di diversi materiali (termine tecnico: polimeri) che solo per una questione di semplificazione vengono raccolti tutti insieme.

Nei simboli del riciclo individuiamo 7 codici legati alla plastica. 6 di questi identificano polimeri ben precisi, mentre il settimo indica tutte quelli non compresi nei primi 6. Le tipologie specifiche in realtà sono decine, poi ci sono plastiche miste e le accoppiate tra loro o con altri materiali.

Si presenta quindi il problema della differenziazione dei diversi polimeri dopo la raccolta domestica. Certi polimeri non possono essere mischiati pena la non riuscita del riciclo. In Italia vi è poi una carenza di impianti di trattamento e non tutti i territori possiedono gli stabilimenti per le lavorazioni dei polimeri riciclabili. È perciò possibile che la plastica venga destinata a inceneritori o discariche oppure trasportata all’estero.

Solo perchè un polimero è riciclabile non è detto che venga riciclato. La contaminazione da cibi rende spesso impossibile il riciclo. Come anche additivi e coloranti che vengono aggiunti per conferire caratteristiche di maggiore attrattività commerciale.

Nella raccolta differenziata della plastica sono conferibili solo gli imballaggi, ossia quei manufatti concepiti per contenere, trasportare e proteggere merci in ogni fase del processo di distribuzione. Per coprire i costi della loro gestione è stato creato il Contributo Ambientale CONAI (CAC) corrisposto da chi immette grandi quantità di imballaggi sul mercato.

Gli oggetti in plastica che non sono imballaggi non dovrebbero quindi essere inseriti nella raccolta differenziata perché i costi per la loro gestione non sono coperti da questo contributo.

 

Il riciclo della plastica non è efficiente

I polimeri riciclabili non possono subire questo trattamento all’infinito (come invece è possibile per alluminio e vetro) ma al massimo 3 o 4 volte, perdendo ad ogni passaggio peso, volume e qualità. Per questo motivo molte industrie preferiscono produrre oggetti di plastica vergine.

Tramite riciclo è raramente possibile ottenere oggetti identici a quelli di origine. Ad esempio, dal PET delle bottiglie vengono spesso ricavati tessuti sintetici piuttosto che nuove bottiglie. Questo perché per produrre quelle nuove è necessaria materia prima trasparente e pulita e si finisce per preferire le resine vergini.

 

Bioplastiche e plastiche vegetali

Bioplastiche e plastiche vegetali come alternativa non sono più sostenibili, diversamente da quanto si possa pensare. Per quanto poi riguarda soprattutto la gestione del loro fine vita vi sono controversie.

Anche se biodegradabili e/o compostabili si decompongono solo in determinate condizioni industriali ma non nell’ambiente. Non vanno assolutamente raccolte nella plastica perchè comprometterebbero la riuscita del riciclo dei polimeri riciclabili. Andrebbero raccolte nell’organico per essere destinate a impianti di compostaggio oppure digestori per ottenerne rispettivamente compost o biogas e digestato.

Per portare a termine questi processi è necessario il raggiungimento di certe temperature e nel caso della biodegredazione anche l’introduzione di enzimi. Il problema è che spesso le bioplastiche e le plastiche vegetali non si biodegradano nemmeno in queste condizioni. Diverse multi-utility hanno chiesto ai cittadini di inserire questo tipo di plastiche nell’indifferenziato.

 

Come riciclare la plastica nelle aziende

Quali azioni realizzare e come riciclare la plastica nelle aziende, qualora non si potesse rinunciare completamente a produrre rifiuti in questo materiale?

Innanzitutto eliminare i cestini di indifferenziato dai singoli uffici. Creare stazioni di raccolta differenziata con bidoni colorati ben identificabili con visibili istruzioni sugli oggetti che possono essere conferiti in ciascuno. Inserire nella raccolta della plastica solo gli oggetti che riportano i codici di riciclo relativi o che riportino indicazioni

Rimuovere, se necessario lavando, i residui di cibo o liquidi all’interno degli oggetti da riciclare. Rimuovere le etichette soprattutto se di carta.

Nel caso delle bottiglie schiacciarle sempre prima di gettarle. Il modo giusto non è però schiacciarle avvicinando collo e fondo, perchè compromette il riciclo, ma appiattirle senza ridurne la lunghezza facendole diventare come suole. Rimuover tappi e anelli. I tappi fatti di polietilene ad alta densità, un materiale diverso da quelle delle bottiglie ma riciclabile, se possibile andrebbero raccolti a parte. Esistono numerose iniziative benefiche che spesso accompagnano la loro raccolta. L’azienda si potrebbe unire a una di queste o farsene promotrice.

Per essere sicuri che la plastica raccolta venga riciclata ci si può rivolgere a fornitori di servizi ambientali che effettuino una raccolta della sola frazione plastica. Con questi attori ci si può mettere d’accordo per avere maggiori garanzie che ciò che avviene dopo la raccolta sia un effettivo recupero. A questo proposito i fornitori possono essere esigenti perchè devono ricevere una differenziata fatta correttamente. Ciò può fungere da spinta a effettuare una raccolta differenziata ottimale.

Per i motivi sopra riportati, se si utilizzano oggetti in bioplastica o plastica vegetale sarebbe giusto differenziarli in una raccolta dedicata. Evitare quindi di gettarli nella plastica e anche nell’organico. Anche in questo caso ci si può rivolgere a fornitori di servizi ambientali che effettuino una raccolta solo di questi materiali in modo tale siano da biodegradarsi allo stesso modo.

Leggi anche 8 Step da seguire per diventare un’azienda Plastic-free

 

Conclusioni

Per riciclare la plastica nelle aziende, differenziare è una pratica indispensabile e farlo nel modo giusto aiuta il riciclo effettivo della plastica. E’ importante sapere che però la cosa migliore è evitare lo spreco di risorse e la formazione di rifiuti. Per questo Sfridoo ti può guidare nella realizzazione di un progetto Plastic-free che porti all’eliminazione o alla riduzione ai minimi termini della plastica monouso dalla tua attività.

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3 risposte

  1. Molto interessante. Ne ero già al corrente, tramite il corso introduttivo sulla Circular Economy dell’Università di Delft che dedica anche un approfondimento specifico sulle plastiche. Non mi era chiaro però come destinare le bioplastiche.

  2. Grazie Cecilia! Il tema del riciclo organico delle bioplastiche è piuttosto controverso, soprattutto in Italia. Diverse multi-utility si sono lamentate che alcune bioplastiche non si compostano bene. L’unica cosa che possiamo suggerire è che se il prodotto è certificato come compostabile secondo i parametri della EN 13432 (comprensibile dai loghi presenti sulla confezione o sul prodotto) può essere inserito nell’organico oppure in una compostiera domestica o di comunità, meglio se sminuzzato o tritato.

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